Llewelyn Lloyd - I Love Elba!
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Livorno, 30 Agosto 1879 – Firenze, 1 Ottobre 1949

Llewelyn Lloyd nacque a Livorno nel 1879 in una famiglia benestante di origini gallesi.

Mosse i suoi primi passi a Livorno nella scuola di Guglielmo Micheli, allievo di Fattori, con artisti del calibro di Amedeo Modigliani, Oscar Ghiglia e Gino Romiti. I migliori del gruppo, fra cui lo stesso Lloyd, attirarono le attenzioni di Giovanni Fattori e vennero per questo invitati all’Accademia delle Belle Arti di Firenze.

A Firenze Llyod entrò in contatto inizialmente con la tradizione macchiaiola della pittura della natura dal vero. I soggetti delle prime opere dipinte dal vero sono le barche ormeggiate nel porto di Livorno, il litorale dall’Ardenza ad Antignano e l’entroterra, da Montenero a Castelnuovo.

A Firenze conosce Telemaco Signorini e Adriano Cecioni e si avvicina avvicina allo studio dell’arte italiana del Quattrocento.

Espone per la prima volta nel 1897, alla Mostra della Promotrice Fiorentina, con il dipinto Mattino al Calambrone; nel 1898, sempre a Firenze, presenta tre opere: Quiete, Autunno, e Sorge la luna apprezzate da Signorini.

La sua prima fase pittorica fu all’insegna di un conservatorismo stilistico ammorbidito nei toni, in grado di coniugare tendenze classiche e aspirazioni moderne. Fu l’ascendente che Plinio Nomellini esercitò su di lui a fargli sperimentare la tecnica del divisionismo.

Le Rocce di Manarola – 1904

La nuova tecnica mirava a raggiungere la massima luminosità coloristica attraverso la disposizione sulla tela dei colori in tanti segni filamentosi o puntini separati tra loro, lasciando poi all’impressione visiva dell’osservatore la loro fusione in un armonico impasto cromatico.

Uno stile che ebbe modo di sviluppare nel tempo, utilizzando come scenari naturali le Cinque Terre, in particolare a Manarola dove dipinse: I ponti di Manarola, 1904; Tramonto a Manarola, 1904; Vendemmia a Manarola; Meriggio in riviera; Le rocce di Manarola; La carezza del sole; Alba a Manarola; Crepuscolo in Riviera. La produzione divisionista si arricchisce nel contempo di paesaggi toscani come Palaia, Le gremignaie, Alba di Antignano.

L’osteria chiusa – 1908

L’infatuazione fu però breve, tanto che già al momento del primo soggiorno all’Isola d’Elba, dove esegue alcuni dipinti fra cui L’osteria chiusa, La casa nel torrente, Il cantiere distrutto, esposti alla Biennale di Venezia del 1909, evidenziò un cambio di rotta nella sua pittura.

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Baracchina a Procchio

Nel 1914 espone alla Secessione di Roma con il gruppo della Giovine Etruria che si proponeva di rinnovare l’arte toscana, scaduta nella ripetitività dei moduli tardomacchiaioli. Si avvia contemporaneamente un periodo d’intensa attività, con la partecipazione alle più importanti esposizioni italiane ed estere, alle quali invia le opere eseguite all’Elba, dove soggiorna abitualmente, per alcuni mesi l’anno.

All’Elba dipinge soprattutto la natura e le marine dell’isola, che furono costante fonte d’ispirazione, in grado di trasportarlo quasi in uno stato di beatitudine. Uno dei suoi obiettivi fu sempre quello di esaltarne le bellezze, anche attraverso un sapiente uso delle luci e delle contrapposizioni cromatiche, in grado di creare una unità d’insieme.

Barca al tramonto

A Firenze nel 1922 espone alla Fiorentina Primaverile e nel 1923, con Soffici, Primo Conti, Baccio Maria Bacci, Ottone Rosai e Ghiglia, alla Mostra della Corporazione delle Arti Decorative che diventerà poco dopo Sindacato delle Belle Arti. Nel 1929 riceve l’incarico di ritrarre le navi da guerra della flotta nazionale e, con Giulio Aristide Sartorio e Alessandro Pomi, s’imbarca sulla “Quarto”, raggiungendo Spagna, Portogallo e Tripolitania, dove dipinge quadri presentati con successo alla III Mostra d’Arte Marinara a Roma.

Nello stesso anno pubblica un importante saggio di storia dell’arte La pittura dell’Ottocento in Italia, in cui celebrava la figura di Giovanni Fattori e si soffermava sul debito virtualmente contratto dalle avanguardie artistiche (espressionismo, cubismo, futurismo etc.) nei confronti dei primitivi toscani (senesi) del Quattrocento.

Dal 1931 al 1939 espone cinque volte alla Galleria d’Arte Firenze, e partecipa frequentemente alle mostre livornesi di Bottega d’Arte e alle molte iniziative del Gruppo Labronico.

Nel 1944 a causa della cittadinanza inglese, è arrestato durante la guerra e confinato in un campo di concentramento, prima a Fossoli e poi in Baviera, dove rimane fino al maggio del 1945. Tornato in Italia è ospite a Firenze di Roberto Papini che, dopo la morte dell’artista nel 1949, ne raccoglie le memorie nel volume Tempi andati.